lunedì 4 maggio 2009






Le festività religiose



Le festività religiose che si celebrano a San Lupo
sono cinque.
A partire del 1830 il 28 Aprile.
In quell'anno una prolungata siccità minacciava
i raccolti, soprattutto la piantagione di granone,
che rappresentavano per la maggioranza della
popolazione l'unica fonte de sostentamento.
A seguito di ripetute e pubbliche preghiere,
accompagnate da un triduo e una processione
di penitenza da parte di tutti gli abitanti, dietro
la statua di San Lupo, una benefica pioggia
cadde solo sul territorio del nostro paese,
con grande meraviglia degli abitanti dei paesi vicini.
Il raccolto di granone fu abbondante e in segno di
riconoscenza e gratitudine a San Lupo fu stabilito
che il 28 Aprile per tutti gli anni a venire fosse ricordato,
per il favorevole evento, come giorno di ringraziamento.
Intorno alla prima decade di Giugno si festeggia
Sant'Antonio.
Oltre alle funzioni religiose e alla presenza di un
rinomato concerto bandistico questa festa si
caratterizza, nel pomeriggio della vigilia, per la
processione delle biscottelle e la benedizione del pane.
E' un'antica tradizione che ricorda un gesto di
solidarietà delle famiglie benestanti che offivano
del pane a quelle povere.
Alla fine degli anni Settanta prima per iniziativa
spontanea di alcune persone, poi con l'organizzazione
di un dinamico comitato, è stata ripresa la festa di
San Celestino, che come abbiamo visto nei cenni
storicisi celebrava già nel 1862, alla fine di settembre.
Si svolge anche oggi tra la seconda e la terza domenica
di Settembre e ha come luogo di riferimento Piazza Croci,
sede di un grazioso bronzetto dedicato al santo.
Oltre che per le funzioni religiose tipiche, messa e
processione e per il consueto spettacolo di musica
leggera, la festa si caratterizza per una cena popolare
la sera della della vigilia,, l'asta del gallo e la gara
dei peperoni imbottiti nei giorni successivi.
Verso la fine di agosto è nel rione Portapiede che si
svolge la festa in onore di San Rocco.
Anche questa festa conserva le sue peculiarità che,
dopo qualche anno di appannamento, hanno
trovato nuovo vigore per merito di un giovane
comitato motivato e intraprendente.
Oltre allo spettacolo di musica leggera,
in genere si spunta sulla immortale canzone
napoletana.
C'è l'attesissima gara dei maccheroni al peperoncino
piccante, che i concorrenti devono mangiare con le
mani legate dietro la schiena e il sorteggio del biglietto
vincente della lotteria dell'agnello.
Ma la "Festa" quella com la lettera maiuscola,
in cui da generazioni si indentificano i sanlupesi,
qui e nel mondo, accomunati da una straordinaria
devozione per San Lupo, affidabile padre e pastore
buono, é quella che si celebra in suo onore nei
giorni 27-28 e 29 Luglio.
E' un appuntamento così sentito, tanto atteso,
che che fa da spartiacque nella vita del paese e
soprattutto nella prima metà del secolo scorso,
tutto ruotava intorno a questi magici giorni.
Si respira un clima diverso, si rivedono
volti nuovi, si ritrovano vecchi amici,
i vicoli e le piazze si riempiono di gente.
I primi accenni del sapore della festa si registrano
già il 19 Luglio, inizio della novena, ma la
mattina del 27 sono le allegre marcette del primo
concerto bandistico, il secondo arriverà la mattina
del 29, che spandono per tutto il paese allegria
ed emozione.
La sera del 27, il sole ancora caldo seppure
proiettato al tramonto, illumina la cerimonia
religiosa che rievoca l'ascesa al trono del
Vescovo Lupo.
In una Chiesa gremita di fideli e pregna di
tensione emotiva, c'è spazio solo per la commozione.
Lo sguardo di tutti i fideli è fisso al centro dell'altare
maggiore da cui, tra il tintinnìo cadenzato e
martellante di una campanella al lato dell'altare,
il rintocco possente e festoso della campana centrale,
il suono intenso dell'organo, le note avvolgenti della
banda musicale e i colpi ritmati dei fuochi d'artificio,
in un concerto polifonico e coinvolgente,
lentamente appare l'immagine di San Lupo.
Al primo spuntare della mitra, gli occhi già
pieni di lacrime e il cuore in tumulto, accompagnano
le preghiere e i voti che ogni uno sanlupese rivolge
al suo Protettore.
Sono pochi attimi, lunghi quanto l'elernità,
durante i quali si incrosciano nelle
menti fede e esperanza, certezze e angosce,
gioie e dolori.
Per affidare un istante dopo, l'animo sgombro
da ogni pensiero, tutto nelle mani di Dan Lupo.
Negli anni della grande emigrazione, non c'era
un sanlupese che non avesse un parente lontano.
Um marido, un figlio, una sorella,
erano lì presente e allora un pianto liberatorio
esplodeva alla vista di San Lupo, accompagnato da
strazianti implorazioni.
le donne soprattutto, gridavano le loro richieste
di protezione al santo, ricordandogli i nomi dei
propri cari, affinché li scansasse da ogni pericolo
e li facesse ritornare sani e salvi.
Al termine della funzionesi si svolge alla luce
di centinaia di fiaccole la citata processione
eucaristica di espiazione intorno al palazzo Iacobelli.
Il SS. Sacramento è accompagnato dal Sindaco e dal
Consiglio comunale, a ricordo della sacrilega processione
che vide il popolo di San Lupo portare in giro,
proprio intorno al Palazzo issata su un palo,
la testa del brigante Brancaccio.
Il 28 Luglio è il giorno del grano e del ricordo.
simbolo della fecondità della terra ed elemento
essenziale nell'alimentazione dell'uomo, ha
costituito per secoli l'attività principale dei
contadini di San Lupo.
le campagne nel mese di Giugno erano uno
spettacolo e le bionde messi dall'alto apparivano
come un immenso oceano d'oro.
Non sempre le condizioni atmosferiche erano
alleate dei contadini, doveroso dunque, ringraziare
il Santo patrono per il buon raccolto.
Nel rispetto di questa tradizione, donne e bambini
in costume tradizionale portano in testa o in mano
conche e secchietti e pentoline di rame piene di grano
La suggestiva sfilata, che richiama numerosi curiosi
dai paesi vicini, in passato era accompagnata
anche da qualche asinello, con il suo sacco di grano
in soma.
Anche se oggi la coltivazione del grano è quasi
completamente sparita, la tradizione è talmente
radicata nell'animo dei sanlupesi che sopravvive,
sia grazie alle offerte dei fedeli che all'impegno
del comitato festa, che mette a disposizione il grano.
Da qualche decina d'anni sfilano in processione
anche uomini e bambini che portano in dono, in
contenitori di plastica, l'olio.
la parte della giornata dedicata al ricordo è quella
riservata agli emigrati.
In loro onore la mattina si celebra una messa
cantata e in pomeriggio il Comitato Feste offre a
ciascun capo famiglia presente in paese per la festa
una targa ricordo, sia per sottolineare il piacere
dela presenza, ma soprattutto per testimoniare
loro la forza del legame per le comuni radici.
Il 29 Luglio è il giorno in cui nel 479 moriva,
presumibilmente a Troyes, San Lupo.
Il popolo di san Lupo ricorda l'evento con una
solenne processione che si snoda e accompagna
per le vie del paese la statua di San Lupo.
La statua é preceduta da bambini, donne e uomini
penitenti, anche scalzi, che per voto portano il cero
Ogni cero racconta una storia: un voto, una
intercessione, una risposta di fede.
E' seguita da una straordinaria folla di fedeli,
raccolta in preghiera.
la Piazza Umberto I la sera del 29 Luglio ha
una cornice degna dei grandi eventi delle città d'arte
e offre uno spettacolo di musica lirica e sinfonica
di prim'ordine.
Due fra i più prestigiosi concerti bandistici del
momento, scelti con cura e competenza dal
Comitato, deliziano il pubblico, tra cui numerosi
appassionati dei paesi vicini, proponendo brani lirici
e sinfonici tratti dalle più importanti opere dei più
grandi musicisti italiani e stranieri.
La festa si chiude con un fantasmagorico
spettacolo di fuochi pirotecnici che rischiarano a
giono l'ampia vallata.
Una testimonianza di fede e riconoscenza,
immaginiamo con la stessa nostra gioia, è
quella che le comunità sanlupese che
resiedono in Australia e in america,
tributano in quei giorni a San Lupo.
Tre sono le statue del santo, tutte in legno,
venerate, a conferma del legame indissolubile
che esiste tra i Sanlupesi e il loro Santo Padrono.
A Marrickville (Sydney) nella Chiesa di San Raffaele,
in quella di West Preston a Melbourne e nella storica
"Our Lady of Mount Carmel Church" di
Jersey City, presso New York.
San Lupo nacche a Toul, capitale della Lorena,
alla fine del IV secolo, precisamente nel 395,
certamente da nobile famiglia.
Non si sa niente dei suoi genitori, eccetto
che lo lasciarono orfano ancora bambino e la
sua educazione fu affidata ad uno zio.
Una delle glorie più pure della Chiesa Francese del
V secolo, andò da apostolo in giro a predicare la
legge di Cristo, spingendosi fino in Gran Bretagna,
accompagnato da san germano, per combattere
l'eresia del Pelagio.
Dottore di una Chiesa non sempre al di sopra di ogni
sospetto, sostienne con la parola e con la penna la
purità del Vangelo.
Martire di carità, fu al fianco dei poveri, dei
deboli e degli oppressi, operando diversi prodigi.
Il più noto è sicuramente quello secondo cui
il vescovo di Troyes, fallita l'ambasceria inviatagli
per risparmiare la città, andò personalmente
incontro ad Attila, il crudele e sanguinario re degli
Unni accampato fuori le mura di Troyes
nel Maggio del 451.
Forse per le considerevoli offerte ricevute,
forse a seguito di riti propiziatori fatti in favore de
alcune divinità barbariche a lui care,
certamente per la forza persuativa delle intrepide
parole del Vescovo Lupo, Attila , "Il flagello di Dio"
fece marcia indietro e se ne tornò oltre il Reno.
L'anno dopo toccò al Papa Leone I andare incontro
ad Attila sulle rive del fiume Mincio,
perchè dopo aver distrutto Aquileia, Padova,
Verona e Bergamo, marciava minaccioso su Roma.
In cambio di un congruo tributo annuale da parte
dei Romani si convinse a ripassare, con i suoi Unni,
le Alpi.
I contemporanei coniarono la felice espressione
secondo cui colui che aveva fatto tremare
popoli e estati, si era fermato solo davanti a un
Lupo e a un Leone.
Il vescovo di Lione, Sidonio Apollinare,
lo appellò
"Vescovo dei Vescovi";
i posteri lo hanno definito
"Pius Patriae Liberator"
(Pio liberatore della patria).
Per i sanlupesi è Padre, Padrono, Consigliere.
Come e quando dalla Francia il culto de san Lupo
sia arrivato nel nostro paese ricalca la storia dei
culti di altri santi arrivati nel corso dei secoli da
altre parti del mondo cristiano in Italia.
Durante la dominazione Longobarda, i Principi
di Benevento per ottenere l'intercessione dei Santi
e l'appoggio della Chiesa, cercavano dappertutto
le sante reliquie e le trasportavano nelle loro
città-capitali, dove fondavano chiese e monasteri.
Anche i monaci benedettini di Benevento, come
quelli di Montecassino del resto, erano in contatto
con quelli francesi e questi ultimi, a loro volta,
frequentavano i monasteri italiani.
Sant'Alferio per esempio, primo abate di Cava,
era stato ospite del celebre e storico monastero
di Cluny.
Ritenendo per certa la notizia che il monastero
benedettino di San Lupo e Zosimo fu fondato nella
città di Benevento nell'anno 837 dell'era volgare,
sotto il principato di Arechi e poi di suo figlio
Grimoaldo, è credibile che furono proprio quei Principi,
aiutati dai benedettini, a trasferire le reliquie di
San Lupo da Troyes a Benevento prima e
San Lupo paese dopo.
Oggi una parte del capo di San Lupo è conservata
nella Cattedrale di Benevento e due pessi di ossa,
uno in un reliquario ovale incastrato nella base
della statua, l'altro in un reliquario d'argento
finemente cesellato, datato 1834 e fatto costruire
con le offerte dei sanlupesi, sono conservati a
San Lupo.
Nell'archivio dell'abbasia della SS. Trinità di
Cava dei Tirreni è conservato un manoscritto
risalente all'XI secolo, proveniente dall' abbazia
di San Lupo in Benevento, che riporta l'ufficio
di San Lupo con inni propri in notazione gregoriana.
Di recente a cura del Parroco don Silvio Vaccarella,
con la collaborazione del coro parrocchiale,
diretto dal Maestro don Lupo Ciaglia,
è stato realizzato un cd che raccoglie
vecchi e nuovi canti in onore di San Lupo.




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©2007 '' Por Elke di Barros